Il nonno Pippo

"...Se potessi far tornare indietro il mondo
farei tornare poi senz'altro te
per un attimo di eterno e di profondo
in cui tutto sembra, sembra niente è
e niente c'è...".
Negramaro





Mio nonno nasce nel 1919, quando il fascismo italiano è ancora agli inizi.
Nel 1938, all'età di diciannove anni, decide di arruolarsi come volontario  nell'Esercito Italiano, credendo così di sfuggire alla fame. Sceglie l'artiglieria ippo-trainata senza sapere di cosa si tratti!
Un anno dopo scoppierà la guerra (1939-1945). La guerra durerà più di quattro anni e per ben tre anni e mezzo vivrà come prigioniero. Quando l'Italia si alleerà con l'America, l'alleanza con la Germania verrà meno e i militari diventeranno prigionieri della Germania. 
Sarà, dunque, la Germania (Berlino periferia)  il luogo dove trascorrerà  i giorni di prigionia.  Durante questi anni vissuti come prigioniero di guerra mangierà solo 100 gr di pane e un mestolo di brodo di rape o di carote,  una sola volta al giorno e sarà costretto a lavorare.
E' bello ascoltarlo mentre ci racconta stralci di vita vissuta, di vita vera, di periodi storici duri e difficili. Uno dei tanti aneddoti di quegli anni passati da prigioniero è emblematico per comprendere un po' di più la lotta contro la fame. 
Un giorno al rientro dal lavoro insieme ai compagni militari, sulla strada trova della carne cruda perduta da un camion durante il trasporto, un occasione da cogliere al volo, da non farsi sfuggire, una vera e propria manna dal cielo! Trasformerà il cappotto in una capiente busta e ne raccoglierà 7 kg circa. Nei giorni a venire la cucineranno con mezzi di fortuna utilizzando le stufe a disposizione.
Verranno salvati dai Russi, i quali al loro arrivo annunciano  che non ci sono viveri a sufficienza nemmeno per loro e la situazione resterà  ancora drammatica. Prima del rimpatrio in treno passeranno tre/quattro mesi.
L'assenza da casa è stata, quindi, di 5 anni circa, ritornato in patria (S. Teodoro) la situazione è simile a quella lasciata: si patisce la fame!
Si dà da fare lavorando come manovale. Conosce mia nonna e si sposa il 26 Novembre del 1946. E' l'inizio della famiglia Fusari. Avranno quattro figli, un maschio e tre femmine (tra cui mia madre).
Entrerà in polizia grazie ad un concorso ad hoc per gli ex combattenti e coniugati. Partirà verso Roma per frequentare il corso di formazione e avrà bisogno di chiedere 5 lire in prestito al suocero per pagarsi il treno. Pensare di pagare una pensione fuori da ogni possibilità, ma grazie ad un po' di sfrontatezza e faccia tosta e talvolta ad un po' di comprensione, riesce a farsi accogliere in caserma ed evitare così di trascorrere la notte per strada. Si presenta in caserma alle 23 e si sente dire che potrà essere accolto solo il giorno seguente, così aspetta un'ora esatta e a mezzanotte bussa di nuovo alla porta. Beh...questa volta non riescono a dirgli di no e gli consegnano una brandita e una coperta. 
E' l'inizio di una carriera che durerà  40 anni e lo vedrà diventare Maresciallo.
Era la prima volta che ️si bandiva un concorso per uomini sposati tant'è vero che i vicini di casa guardavano con malizia mia nonna, perché dubitavano che fossero realmente sposati. Fino a quando mio nonno stanco di tanta sciatteria  chiede al suocero di far emettere un certificato di matrimonio. Per mettere a tacere le malelingue. Esibisce così il certificato alla moglie del vicino, la quale fa finta di non capire, ma vuoi mettere la soddisfazione nel vedere la sua faccia?! Eh, eh...


Quando era ancora un bambino l'ora del pranzo  era un privilegio, lui lo definiva Il mezzogiorno dei ricchi...e ci raccontava che teneva nelle manine due pezzetti di pane, con uno dei due fingeva di avere del formaggio. Tristezza.

Il nonno era esilarante nei suoi racconti di vita vera ed è difficile  dimenticare i suoi racconti tutti straordinari, ma ai primi posti non posso non collocare i racconti sulle due bombe a mano fatte scoppiare la notte di capodanno! Ed ancora la bomba ritrovata e portata di persona sulla scrivania del questore, beh quelli sono in assoluto sono il top.
Erano inconfondibili e immancabili i suoi biglietti di auguri, rigorosamente scritti a mano, lunghi, formali ma pieni, pieni di amore. Tanti li conservo ancora.
Non guidava l'automobile ma gli piaceva andare in bici. E le sue bici andavano a ruba! Più di una volta ne fu derubato!
Non amava il calcio e tutte le volte che poteva, cambiava il suo turno di lavoro con un collega se si trattava di andare a prestare servizio allo stadio! Spesso rimettendoci quanto alla durata del servizio!


Non amava declutterare e lo capisco pure tipico di chi ha vissuto in un certo periodo storico, però era un amante del riclico. Riutilizzava tutto ciò che conservava, dalla carta ai vari contenitori.
Amava le cose indistruttibili...sedie di ferro?! si, si...ha fatto anche quello.
Amava i suoi nipoti, mi vuole bene e mi ha sempre dimostrato tutto il suo amore, stargli vicino era amore, calore, affetto.
E nonostante non ci sia più , il suo amore era così grande che posso ancora sentirlo e  posso dire che lui non ha lasciato un  vuoto. Mio nonno mi ha dato sempre tanto e mi ha fatto diventare una persona migliore.




N.B. ho dovuto correggere più volte il verbo usato al passato con non poca fatica.

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